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In memoria di ....

Il Sorriso della Pace

Sabato 19 luglio abbiamo accompagnato il nostro presidente, dott. Pierre Monkam, nell’ultimo tratto del suo prezioso viaggio su questa nostra accidentata terra.

Un viaggio cominciato 75 anni fa a Nkongsamba, in Camerun e conclusosi in Italia, a Candiolo, dove abitava. Ma sarebbe oltremodo riduttivo definire Pierre semplicemente come nativo camerunense o come cittadino italiano: Pierre era un abitante del Mondo.

Un mondo, per lui, senza confini invalicabili in cui le differenze culturali, linguistiche e ideologiche sono sempre state fonte di curiosità e arricchimento.

Questo malgrado l’aspra realtà con cui ha necessariamente dovuto scontrarsi quando, durante la metà degli anni sessanta, ancora adolescente, è arrivato a Torino.

Chi lo ha conosciuto, in qualunque delle tappe della sua vita, ha di lui i ricordi più piacevolmente svariati. Quello che, però, li accomuna tutti è uno: il suo sorriso. Rasserenante, confortante, rassicurante, accogliente.

Con quel sorriso ha valicato le difficoltà di integrazione, passando dall’essere prima un operaio, poi uno studente e infine un laureato in scienze politiche.

Il dott. Pierre Monkam ha quindi iniziato ad essere un “portatore di pace” ben prima di conoscere il prof. Giorgio Ceragioli, uno dei fondatori del Movimento sviluppo e pace, e il cav. Piergiorgio Gilli, presidente onorario.

Quell’incontro, però, gli ha permesso di tradurre quel sentimento di solidarietà, che l’ha sempre pervaso, in oltre 70 progetti concreti: in Africa, Indonesia, Sud America… senza dimenticare mai che, come diceva lui, il primo ad aver bisogno di solidarietà potrebbe essere il nostro vicino di casa.

Abbiamo avuto il privilegio di far parte della sua famiglia, che prescinde i legami di sangue, e l’opportunità di salutarlo in una sala gremita di voci, colori, preghiere, danze e canti. Anche se, come ha detto don Carlo Chiomento all’inizio dell’omelia funebre: “Con negli occhi, le lacrime; nella testa, le domande; nel cuore, l’amore”.

Arrivederci, Papà Pierre. E grazie.